“Nella Bibbia ebraica non esiste proprio, la famosa mela mangiata da Eva”.
E da dove sbuca?
“Il concetto è nato nel IV secolo dopo Cristo, quando Gerolamo ha tradotto la Bibbia in latino.”
Sofronio Eusebio Gerolamo, noto come San Gerolamo: biblista, traduttore, teologo e monaco cristiano romano. Padre della Chiesa, e anche Dottore della Chiesa: tradusse in latino parte dell’Antico Testamento, partendo però dal testo che era stato riscritto, in greco, dagli ebrei della colonia di Elefantina, in Egitto. Tutta sua, dunque, l’invenzione della mela? Forse è più giusto dire che si è trattato di un clamoroso equivoco.
“Parlando dell’Albero del Bene e del Male, Gerolamo ha usato ovviamente il termine latino ‘malum’, che ha un doppio significato: vuol dire sia il ‘male’ che, appunto ‘melo’ “.
Hai voglia, poi, a fermare il passaparola.
“Da quel momento in avanti si è cominciato a parlare della mela, che successivamente è entrata in modo definitivo nella tradizione”.
Si può davvero perdere il paradiso per colpa di una mela?
“No, infatti: nell’ebraico antico, ‘mangiare il frutto’ non vuol dire cibarsi di frutta. Significa consumare l’atto sessuale”.

Tratto da La bibbia nuda di Giorgio Cattaneo e Mauro Biglino.

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